Centro Raphael Roma

La malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) è una nuova malattia dovuta a infezione da parte di un virus che causa una grave sindrome respiratoria acuta (SARS)-Coronavirus (CoV)-2. La principale manifestazione clinica che porta il paziente al ricovero è una grave polmonite, ma sempre di più appare chiaro dall’esperienza clinica e dall’analisi dei casi autoptici che la malattia può anche colpire altri organi tra cui IL CUORE.

Studi sul COVID-19 pubblicati di recente hanno infatti dimostrato che l’infezione virale può causare complicanze cardiache tra cui insufficienza cardiaca, aritmie, infarto miocardico e miocardite anche a evoluzione fulminante. Non sono infrequenti i casi in cui la Troponina I, un marker di morte delle cellule cardiache, è aumentata, specialmente nei casi più gravi.

Oltre all’aumento dei marcatori di danno miocardico sono presenti anche danni strutturali e funzionali del cuore. Studi autoptici hanno dimostrato la presenza di una

pericardite acuta e di una miocardite in cui l’infiammazione coinvolge anche i vasi intramurali provocando una vasculite.  Tuttavia, a fronte di un sempre più chiaro coinvolgimento cardiaco, non è stata mai dimostrata la presenza del virus nelle cellule cardiache.

Il danno miocardico potrebbe essere quindi un danno immunomediato, legato ad un’attivazione esagerata del sistema immunitario in risposta all’infezione virale più che alla replicazione del virus stesso. Un meccanismo addizionale di danno cardiaco potrebbe essere un danno indiretto causato da una risposta sistemica all’insufficienza respiratoria, con liberazione di una tempesta di citochine infiammatorie liberate dall’infezione virale ad azione cardiodepressiva e proinfiammatoria. Il rapido recupero della funzione cardiaca descritto in alcuni pazienti senza una significativa riduzione della carica virale suggerisce infatti che la risposta immunitaria e la tempesta di citochine svolgano un ruolo significativo. In questa situazione la terapia con inibitori delle citochine e con farmaci immunosoppressori come ad esempio il cortisone potrebbe portare ad un miglioramento della funzione cardiaca e ad una risoluzione del danno miocardico.

Dott.ssa Cristina Chimenti
Specialista in Cardiologia

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